La gravidanza: rivoluzione nel corpo e nella mente

Il corpo della donna subisce moltissimi mutamenti durante la gravidanza. Come una macchina meravigliosamente orchestrata si mette in moto, subito dopo il concepimento, per innescare tutti i cambiamenti necessari ad accogliere una nuova vita dentro di sé. Questi cambiamenti possono essere giudicati come negativi o positivi, ma in generale è auspicabile accettarli, come rito di passaggio a una fase successiva, che il corpo conosce ed esegue naturalmente, e assecondarli, rallentando gradualmente i ritmi, ascoltandosi, informandosi.
Durante la gravidanza ai cambiamenti nel corpo si aggiungono quelli nella mente: anche lì ci si prepara a “far spazio” al nascituro, e anche questo processo può essere percepito come più o meno piacevole.

“Durante la gravidanza, mentre il corpo è impegnato nella gestazione fisica del feto, nella vostra mente va prendendo forma un’idea del tipo di madre che potreste diventare; nello stesso tempo iniziate a formarvi un’immagine mentale di come potrebbe essere il vostro bambino. In un certo senso, sono tre le gravidanze che procedono contemporaneamente: il feto fisico che cresce nel ventre, il vostro assetto psichico che si orienta verso la maternità e il bambino immaginario che prende forma nella vostra mente”.
(Stern et al. 1999)

Si tratta di un momento molto delicato, in cui è’ importante che la mente e il corpo avanzino di pari passo, in modo armonioso.
La reciproca influenza di questi due aspetti può avere effetti positivi: per esempio la gioia dell’arrivo di un figlio può aiutare una donna che ama tenersi in forma ad accettare l’aumento di peso e la sua nuova immagine, oppure può portare a conseguenze negative: può succedere di non riconoscersi più allo specchio, di faticare ad accogliere i cambiamenti cercando di condurre la vita di prima, oppure che i timori prendano il sopravvento.
Le modifiche fisiche che intervengono durante la gravidanza sono tendenzialmente evidenti all’occhio esterno, e quindi espongono la donna allo sguardo dell’altro e agli eventuali giudizi. Anche la donna stessa può sentirsi spaesata e provare sentimenti contrastanti in relazione al suo corpo, che cambia anche molto velocemente: può essere difficile abituarvisi, e soprattutto ci si chiede se ci saranno conseguenze a lungo termine.

Al contrario dei cambiamenti fisici, il processo di costruzione di uno spazio mentale per il piccolo e di produzione di fantasie è decisamente più intimo e personale, ma, come abbiamo detto, ugualmente importante. Ognuna ha il suo modo di occuparsi di sé come madre e del suo bambino, e le sue personalissime fantasie su di lui, non ci sono standard o fasi uguali che valgano per tutte, per cui è molto difficile valutare l’avanzamento di questo processo.
Oltre alla possibilità di rivolgersi a professionisti specializzati (psicologi, ostetriche, medici ginecologi.) è molto importante confrontarsi con altre persone e mantenere una buona rete di amicizie e affetti. Ascoltarsi e raccontarsi.
Un modo per promuovere e favorire il benessere psicofisico della donna in gravidanza è l’attività di gruppo: partecipare a corsi preparto o di accompagnamento alla nascita, attività sportive, o altre iniziative permette di creare una rete tra future mamme e conoscere operatori esperti quali ostetriche, medici, pediatri e psicologi che possono essere d’aiuto e sostegno in caso di bisogno, e quindi contribuisce in modo importante a rassicurare la donna e favorire la sua capacità di attivare delle risorse per affrontare tutti questi cambiamenti.

La difficoltà che può intervenire nell’accettare i cambiamenti riguarda anche il periodo post partum.  Infatti, se lo status di “donna incinta” è socialmente riconosciuto in accezione positiva, e regala una sorta di “immunità” dalle autocritiche e dal giudizio degli sguardi altrui, il rischio è che non appena si esca da questo “stato di grazia” ci si ritrovi con il peso di tutti i cambiamenti che sono avvenuti e la preoccupazione di ripristinare la situazione iniziale.
Anche la mente si trova a fronteggiare molte prove difficili: la separazione fisica dal piccolo, l’accudimento, il ripristino delle routine, e molte preoccupazioni.
Anche in questo caso, le attività di gruppo possono essere di grande aiuto nel favorire il confronto e l’individuazione di soluzioni alternative, e nel creare una rete di sostegno sia emotivo che pratico.

A cura della Dott.ssa Laura Zappaterra